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TERAPIE & AREE DI INTERVENTO
ANSIA E PANICO

L’Ansia di per sé non è un fenomeno anormale; si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. L’Ansia vissuta come una problematica, indica un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso, e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire.

 

Sintomi cognitivi :

  • Senso di vuoto mentale; inibisce la capacità di pensare in maniera chiara e lucida

  • Senso crescente di allarme e di pericolo

  • Pensieri, immagini e ricordi negativi

  • Comportamenti protettivi cognitivi

  • Idee, pensieri e convinzioni irrazionali o comunque disfunzionali

  • Sono difficili da controllare; anche se spesso il controllo fa parte del problema!

 

Sintomi comportamentali :

  • Evitare le situazioni temute

  • Rinviare alcuni compiti, per la paura di un risultato insoddisfacente

  • Comportamenti protettivi (farsi accompagnare, assumere ansiolitici al bisogno, etc.)

  • Tentare di sopprimere le preoccupazioni, ottenendo però l’effetto opposto, in quanto la persona concentra la propria attenzione su di esse

  • Perfezionismo

  • Ricerca di rassicurazioni

 

Sintomi fisici :

  • Tensione

  • Tremore

  • Sudore

  • Palpitazione

  • Aumento della frequenza cardiaca

  • Vertigini

  • Nausea

  • Formicolii

  • Derealizzazione e Depersonalizzazione

 

Le tecniche cognitivo-comportamentali sono tecniche di provata efficacia; testate in studi scientifici controllati, dotati di rigorosità, come quelli effettuati per le terapie farmacologiche. 

L’intervento psicologico è in primo luogo mirato alla risoluzione dei sintomi, ad un maggior benessere della persona, all’eliminazione di comportamenti disfunzionali che limitano la funzionalità nei vari ambiti di vita, ed impediscono la disconferma delle nostre convinzioni dannose. Successivamente, quando la persona inizia a stare meglio, si svolge una parte di lavoro maggiormente introspettiva: alla scoperta, individuazione e modificazione degli schemi di pensiero disfunzionali e non utili al benessere della persona stessa. 

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DEPRESSIONE

La tristezza fa parte della vita di ogni giorno; è una risposta universale dell'uomo alle sconfitte, alle delusioni e ad altre avversità.

Il lutto, una forma di tristezza, è considerato una normale risposta emotiva ad una perdita. 

La tristezza viene vissuta come una problematica quando considerata troppo intensa e persistente, accompagnata da altre alterazioni relative alla sfera dell'umore, e ostacola seriamente le capacità funzionali della persona. Quando i pensieri ed i comportamenti alterano notevolmente la qualità della vita, divenendo non più sopportabili. In tali casi, una tristezza profonda è definita depressione. 

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Sintomi somatici (più comuni):

  • perdita di energie; senso di affaticamento; agitazione motoria e nervosismo; perdita o aumento di peso; disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia); mancanza di desiderio sessuale; dolori fisici; senso di nausea.

 

Sintomi emotivi (tipici):

  • tristezza; angoscia; disperazione; senso di colpa; vuoto; mancanza di speranza nel futuro; perdita di interesse per qualsiasi attività; irritabilità e ansia.

 

Sintomi comportamentali:

  • riduzione delle attività quotidiane; evitamento delle persone e isolamento sociale; comportamenti passivi, riduzione dell’attività sessuale e tentativi di suicidio.

 

Sintomi cognitivi:

  • rallentamento ideativo; incapacità decisionale; disturbi della concentrazione e della memoria; ruminazione depressiva; pensieri negativi su di sé, sul mondo e sul futuro; idee di colpa; indegnità, rovina, autosvalutazione, autocommiserazione; percezione del tempo rallentato; percezione dell’attuale stato mentale come di una condizione senza fine.

 

Anche per quanto riguarda le problematiche inerenti l’umore, le tecniche cognitivo comportamentali si sono dimostrate di comprovata efficacia. 

Inizialmente il percorso psicologico che propongo, consiste in un percorso concentrato maggiormente sul ‘fare’, cioè su di un aspetto ‘pratico’ di attivazione comportamentale: si eliminano quei meccanismi di comportamento automatici, con cui involontariamente le persone peggiorano la propria condizione di depressione. 

Successivamente, nel momento in cui la qualità della vita risulta migliorata, e il tono dell’umore più stabile ed elevato, si compie un lavoro più cognitivo attraverso l’individuazione e la messa in discussione delle modalità di pensiero, riguardanti sé stessi, gli altri ed il mondo; inoltre si affrontano le dinamiche relazionali che hanno contribuito all’insorgenza dei sintomi. 

DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

Caratterizzati dalla presenza di ossessioni, ovvero pensieri, immagini o impulsi intrusivi, che emergono improvvisamente, provocando angoscia; e/o compulsioni, ovvero rituali comportamentali (come lavarsi le mani, controllare se si è chiusa la porta di casa, riordinare) o mentali (ad esempio pregare, contare, ripetere parole o frasi superstiziose), che le persone mettono in atto per ridurre l’ansia che deriva dalle ossessioni, o evitare situazioni temute. Tali compulsioni seguono regole rigide, non possono essere interrotte o modificate; ma c’è intenzionalità (vengono messe in atto volontariamente per ridurre l’ansia o comunque le emozioni negative). Producono sollievo per brevissimo tempo che ingenera la ripetizione nel tentativo di rivivere il sollievo provato; tentativi di soluzione quindi che peggiorano la sintomatologia.

Possono arrivare ad occupare gran parte della giornata; provocando un disagio significativo. 

Le ossessioni sono invece percepite al di fuori del proprio controllo; suscitano emozioni negative quali paura, disgusto, vergogna/senso di colpa, rabbia/frustrazione, etc. Spesso l’individuo è consapevole dell’esagerazione o della mancanza di logicità del pensiero ossessivo, ma sente di non riuscire a gestirlo o a bloccarlo, e nel tentativo di esercitare una forma di controllo su di esso peggiora il sintomo. 

 

Possono riguardare: 

  • la contaminazione (sia con la paura di potersi contaminare, che con la paura di poter contaminare altre persone); con rituali compulsivi volti a neutralizzare la contaminazione, come: lavarsi le mani, i vestiti, gli oggetti..

 

  • il controllo (per il dubbio di non aver fatto qualcosa, di aver commesso un errore, di aver recato danno a qualcuno..) ad esempio ‘ho investito in auto qualcuno senza accorgermene’ ‘ho dimenticato di chiudere la porta di casa a chiave/il gas/il rubinetto..’. 

 

  • l’ordine e la simmetria; un bisogno di simmetria, uniformità, equilibrio e esattezza che sfociano nella sensazione che qualcosa non sia fatto esattamente nel modo giusto. Gli oggetti devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una precisa logica (es. dimensione, colore). Quando il paziente percepisce asimmetria o disordine si impegna anche per molte ore a riordinare questi oggetti, fino a sentirli “a posto”.

 

  • la superstizione o il conto; ad esempio il pensiero che possano accadere cose negative a sè o ad altri in futuro, qualora non si seguano certe regole di comportamento o non si intervenga neutralizzandone l’effetto negativo, che solitamente innescano compulsioni a valenza magica, quali la ripetizione di gesti, la preghiera, la ripetizione di frasi superstiziose. Oppure attraverso il conto (es. se non conto fino a 7 svolgendo tale mansione, qualcuno della mia famiglia starà male e sarà tutta colpa mia). 

 

  • pensieri tabù; ad esempio a sfondo aggressivo, sessuale, religioso. È il caso di chi è ossessionato dal timore di essere o diventare omosessuale o pedofilo; o di chi ha il terrore di essere colto da un’aggressività improvvisa e incontrollabile e fare del male a chi gli sta accanto. Spesso un dialogo interno di rassicurazione risulta tentativo di soluzione al disagio attivato dall’ossessione.

 

Tali problematiche sono risolvibili! In particolare, attraverso un percorso psicologico che miri al cambiamento del sistema percettivo e comportamentale della persona, che ‘mantiene’ questo tipo di problema. In tal modo la persona si riappropria della capacità di scegliere se compiere o meno determinate azioni, aumentando la propria tolleranza all'incertezza, ed abbassando l’ansia quando si è esposti a determinate situazioni. Anche qui, quando i sintomi sono stati eliminati, si può decidere di continuare, affrontando una fase più introspettiva.

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DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Caratterizzati da una preoccupazione estrema relativa a peso e aspetto, che porta a pratiche dietetiche restrittive vissute con estrema rigidità e perfezionismo. Spesso sono associate a tematiche di bassa autostima, autocontrollo e perfezionismo che il soggetto tenterebbe di gestire attraverso il controllo della propria alimentazione e del proprio peso/aspetto.

Molte volte, le persone con una problematica alimentare, tendono a porsi standard personali estremamente elevati; giudicando in larga parte sé stessi sulla base del loro raggiungimento. Potrebbero così applicare i loro standard estremi anche all’alimentazione, al peso e alla forma del corpo; nonché al loro controllo. La bassa autostima poi, spesso presente, ha un’intensità tale da portare le persone a sforzarsi particolarmente nel controllo della propria alimentazione, della forma corporea e del peso, per raggiungere un senso di valore personale; peggiorando con i fallimenti nel perseguire i modelli personali eccessivamente elevati. Spesso tali disturbi hanno effetti negativi anche nella sfera relazionale: tensioni familiari; evitamento di situazioni e ambienti in cui aumenta l’attenzione al peso e alla forma del corpo o in cui non è possibile trovare gli alimenti ‘concessi’, con conseguente isolamento sociale!

 

Il percorso psicologico mira a modificare i meccanismi di mantenimento, individuati attraverso una formulazione personalizzata sulla persona. Si mira inoltre a modificare il comportamento, per poi analizzarne effetti ed implicazioni. Arrivando a decentrarsi dal proprio problema! Si affronta inoltre una parte maggiormente introspettiva, sui nuclei centrali. 

Un lavoro di equipe multidisciplinare in molti casi è consigliato! La persona infatti, oltre ad essere presa in cura da un punto di vista psicologico, dovrebbe essere seguita anche da un punto di vista nutrizionale; monitorando infine, anche il piano organico con esami medici specialistici. 

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DIFFICOLTA' RELAZIONALI

 

Se nella tua sfera relazionale c’è qualcosa che non va come vorresti, qualcosa per cui soffri, un percorso psicologico ti aiuterà ad uscire da questa “situazione scomoda”, migliorando la tua qualità della vita e il tuo modo di relazionarti con gli altri.

Accade alle volte, quando le nostre relazioni ci causano dei problemi, o sono per noi fonte di disagio/sofferenza, di pensare che si commettano spesso ‘gli stessi errori’, o che si incontri sempre la ‘stessa tipologia’ di persone, le stesse difficoltà.. ; come fossero dinamiche simili che si ripetono. 

 

In un percorso psicologico si possono affrontare training di abilità sociali, di assertività, di comunicazione; per migliorare i nostri rapporti interpersonali. Perché, se da un lato è vero che non possiamo cambiare l’Altro, è anche vero che possiamo modificare qualcosa in noi stessi. 

Ad un livello più introspettivo il percorso mira a individuare e conoscere i nostri ‘schemi’; le nostre condotte più o meno funzionali, che ognuno sviluppa per fronteggiare e/o evitare le emozioni intense, ciò che scaturiscono negli altri e come possono mantenere o aggravare la problematica;  i nostri circoli interpersonali maladattivi; i nostri bisogni ed un modo ‘nuovo’ per soddisfarli e comunicarli. 

SINTOMI 
SOMATICI

Alle volte uno o più sintomi fisici oggettivi procurano forte disagio; ma tale disagio è amplificato ulteriormente dai pensieri, dalle emozioni correlate e dai comportamenti, portando a modificazioni significative della quotidianità e della funzionalità della persona. Per esempio quando i pensieri sulla gravità di tali sintomi sono totalizzanti o persistenti; o se il livello di ansia per la propria salute è costantemente elevato (con interpretazioni catastrofiche); o quando il tempo e le energie investite su questi sintomi, o sulle preoccupazioni riguardanti la salute, sono eccessive. 

La possibilità di includere la componente affettiva, cognitiva e comportamentale consente più facilmente di condividere con la persona una concettualizzazione più completa della problematica, a 360°, avendo presenti le varie componenti della stessa, comprese quelle psicologiche che aggravano la già sofferta condizione fisica: stili di pensiero, strategie di coping, stress, fattori familiari, fattori ambientali. Mentre in passato l’accento veniva posto esclusivamente sui MUS (MUS=medically unexplained symptoms; ovvero sintomi ai quali la medicina non riesce a dare una spiegazione). 

A livello del pensiero l’attenzione è focalizzata sui sintomi somatici per gran parte del tempo; vi è una costante paura di essere malati e che qualsiasi attività fisica possa essere nociva per il corpo.

A livello comportamentale spesso vi è ripetuto controllo del corpo alla ricerca di anomalie; reiterata richiesta di aiuto o rassicurazione da parte del medico; evitamento dell’attività fisica e frequenti richieste di aiuto medico riguardanti sintomi somatici differenti; che possono occupare gran parte del tempo di vita della persona. 

 

Trattandosi di disturbi complessi, le linee guida invitano a tener conto nella valutazione e nel trattamento delle diverse specificità coinvolte, offrendo un trattamento che consideri la persona nel suo insieme.

Questo permette di superare la dicotomia mente e corpo, invitando il clinico a fare una valutazione globale e approfondita della situazione, cercando di proporre di conseguenza un trattamento altrettanto comprensivo di questa complessità.

Un percorso psicologico mira ad aiutare la persona a controllare i sintomi e a funzionare nella maniera più ‘normale’ possibile. Può aiutare il cambiamento individuale dei pensieri e dei comportamenti, attraverso l’apprendimento di nuove strategie per gestire il dolore, lo stress e migliorare il proprio funzionamento.

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